One day in my shoes

One day in my shoes

In questi mesi stiamo realizzando il laboratorio “One day in my shoes” insieme all’I.I.S. “Carrara-Nottolini-Busdraghi” di Lucca, un percorso dedicato a docenti delle scuole secondarie di secondo grado per ripensare gli spazi scolastici in un’ottica di design accessibile e inclusivo, realizzando soluzioni flessibili e personalizzate in grado di soddisfare i bisogni di persone con disabilità nell’ambiente scolastico.

Il Design Inclusivo (Design for All) rappresenta il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza. 
Design for All significa concepire ambienti, sistemi, prodotti e servizi fruibili autonomamente da parte di persone con esigenze e abilità diversificate.

Good design enables, bad design disables (Il buon design abilita, il cattivo design disabilita) – Paul Hogan

Il design inclusivo non interessa solo le persone con disabilità fisiche, cognitive e sensoriali. Attraverso una buona progettazione di spazi e ambienti è infatti possibile abilitare e potenziare le capacità di tutti.

I partecipanti al laboratorio agiscono come “hacker” dello spazio scolastico, per facilitare la vivibilità, l’usabilità, le interazioni. Sperimentando insieme a Onde Alte la metodologia, il percorso prevede anche il coinvolgimento degli studenti in un processo partecipativo, attraverso una sperimentazione in classe. 

Il laboratorio si compone di tre fasi principali:

Empatia
Un approfondimento sul ruolo dell’empatia, per iniziare a mettersi nei panni delle persone che ci circondano.

Progettazione
Una fase di progettazione e comprensione di quali possano essere gli strumenti che agevolano l’interazione tra l’ambiente e le persone con disabilità.

Prototipazione
La creazione vera e propria di un oggetto fisico attraverso la stampa 3D.

In questa ultima fase i partecipanti hanno l’occasione di modellare o scaricare prodotti 3D già esistenti per rispondere ai bisogni delle persone.

 Gli esempi della stampa 3D applicata al design inclusivo sono numerosi, uno fra i tanti è l’Educational kit di Makers Making Change, che contiene dispositivi che aiutano le persone con disabilità nelle attività di vita quotidiana e di apprendimento.

Il kit per l’empatia

Per introdurre i partecipanti alla fase di empatia, abbiamo sviluppato una serie di strumenti che permettono di “mettersi nei panni” delle persone con disabilità. Partendo dalla nostra mappa dell’usabilità – che evidenzia i bisogni e le necessità delle persone divisi per gli ambiti sensoriali, fisici e cognitivi – abbiamo messo a disposizione semplici strumenti per simulare le diverse condizioni in scene di vita quotidiana.

Onde day in my shoes - kit per l'empatia

Ecco alcuni strumenti che abbiamo utilizzato:

Mancanza di un arto
Per simulare un’amputazione medica o congenita, abbiamo messo a disposizione delle tute da lavoro, che possono essere legate o interrotte all’altezza delle braccia o delle gambe per simulare la mancanza di un arto.

Disturbo da deficit di attenzione e dei sensi
Abbiamo voluto utilizzare un visore di realtà aumentata/virtuale (Google Cardboard) e applicazioni come Autism Me, che attraverso la realtà aumentata permette di vivere a livello sensoriale (visivo e uditivo) l’esperienza di una persona con autismo e le sue reazioni agli stimoli esterni.

Difficoltà a parlare
La difficoltà ad articolare o a comunicare attraverso la parola è l’effetto collaterale di diverse condizioni. Per simulare questo disturbo, abbiamo utilizzato degli apribocca da dentista che allungano le guance, rendendo molto difficile il parlare o il farsi capire.

Dopo una prima sessione online e due giorni in presenza siamo arrivati a concludere la fase dedicata all’empatia, affronteremo presto quelle di progettazione e prototipazione. Ci auguriamo che il laboratorio possa dare ispirazioni e spunti utili per contribuire a generare un cambiamento su questi temi nelle scuole, e siamo curiosi di scoprire quali saranno i prodotti progettati e stampati in 3D che usciranno da questo percorso.