Robot tra noi: relazioni, futuro e domande che contano

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Il futuro ci guarda dritto negli occhi. Lo fa con lo sguardo vuoto ma curioso di un robot umanoide che apprende dalle nostre emozioni. Con le mani meccaniche che aiutano un’anziana a sollevarsi dal letto. Con sensori che leggono il linguaggio della natura meglio di noi. Ma siamo pronti a convivere e collaborare con queste intelligenze artificiali?

È da qui che parte la nostra riflessione, nei laboratori che conduciamo con ragazze e ragazzi in tutta Italia: non dalla tecnologia, ma dalle domande. E la prima è forse la più semplice e insieme la più destabilizzante: che cos’è davvero un robot?

Non solo macchine che eseguono ordini, ma sistemi programmabili che percepiscono l’ambiente, prendono decisioni (più o meno autonome) e agiscono nel mondo reale. Robot che apprendono, interagiscono, si adattano.

E soprattutto: ci costringono a ripensare cosa significa essere umani.

Neo Gamma

Dalla fabbrica alla scuola, dai fiumi ai centri di cura: i robot stanno entrando in spazi sempre più sensibili della nostra quotidianità. Non sono più solo bracci meccanici dietro una linea di montaggio, ma compagni di apprendimento, assistenti alla cura, sentinelle ambientali. In casa iniziano ad affacciarsi anche robot umanoidi, come NEOGamma, sviluppato da  1X Robotics: un assistente progettato per svolgere faccende quotidiane, apprendere dalle abitudini, interagire con chi lo circonda. I costi si abbassano, le prestazioni migliorano, la diffusione accelera. Ma insieme a queste innovazioni crescono anche le domande:

Come potrebbe cambiare la nostra concezione di relazione? Che tipo di società vogliamo costruire insieme a queste tecnologie? Quali principi, regole e valori guideranno il nostro rapporto con macchine sempre più intelligenti? Chi deciderà cosa è giusto, cosa è lecito, cosa è umano?

Siamo partiti da qui: una definizione aperta, tante domande e la consapevolezza che il futuro si sta già scrivendo nel presente. Lo abbiamo fatto attraverso due laboratori diversi per contesto, ma uniti dallo stesso orizzonte: riflettere, discutere e progettare intorno agli impatti della tecnologia nelle nostre vite.

Ragazze e ragazzi sono stati chiamati a viaggiare nel tempo, fino al 2040. Hanno esplorato scenari futuri, analizzato trasformazioni sociali e ambientali, e immaginato come la robotica potrebbe contribuire, o forse ostacolare, una società più giusta, attenta, sostenibile.

Un’esperienza concreta per dare forma, con mente e mani, a soluzioni nei campi della cura, dell’educazione e dell’ambiente.

Robo Impact Hack Cover

Robo-impact Hack: capire il presente, esplorare il domani

Laboratorio immersivo all’interno del campus itinerante di Scuola Futura, approdato a Pescara in occasione dei Campionati italiani della robotica. Ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, provenienti da tutta Italia, si sono confrontati su una sfida centrale: il rapporto tra robotica e relazioni umane, con un focus sulla care robotics e la robotica educativa.

Robot che assistono persone anziane o con disabilità, tutor umanoidi in grado di apprendere dalle interazioni, intelligenze artificiali capaci di riconoscere emozioni e stimolare l’apprendimento nei bambini. Un terreno complesso, dove tecnologia e umanità si intrecciano in modo sempre più profondo. Le domande emerse sono tutt’altro che banali: possiamo davvero affezionarci a un robot? Fino a che punto siamo disposti a delegare la cura a una macchina? Quale sarà il limite tra tecnologia e umanità nell’apprendimento?

Bio Hack Como 2040

BioHack Como 2040: per un futuro sostenibile

Esperienza formativa realizzata nell’ambito del progetto “Carisma e STEM per cittadini del futuro“, che ha coinvolto studenti e studentesse dell’Istituto Matilde di Canossa di Como, chiamati a immaginare robot ambientali del futuro capaci di prendersi cura del proprio territorio. Il percorso si è sviluppato attorno a quattro fragilità ambientali chiave: inquinamento delle acque, perdita di biodiversità, eventi climatici estremi, sostenibilità dei sistemi agroalimentari. Divisi in otto gruppi, i partecipanti hanno progettato eco-robot capaci di raccogliere microplastiche, monitorare la qualità dell’acqua, proteggere specie a rischio, prevenire frane e dissesti, ecc.

Ma non si è trattato solo di risposte tecniche, i prototipi sono stati il punto di partenza per un confronto profondo su etica e sostenibilità: Tecnologie come queste, pur con buone intenzioni, possono alterare l’equilibrio di un ecosistema? Fino a che punto è giusto affidare decisioni autonome a macchine artificiali, anche se ecologiche? 

Attraverso il dibattito, l’analisi critica e il future thinking, studenti e studentesse hanno attraversato un percorso in quattro tappe, esplorazione, ideazione, prototipazione, presentazione,  che li ha condotti a immaginare scenari possibili nel 2040. Ma non si sono limitati a pensare soluzioni: hanno disegnato nuove alleanze tra esseri umani e tecnologie, fondate su valori condivisi.

Perché il futuro non si prevede: si costruisce, consapevolmente e collettivamente.

I robot, in questo contesto, non sono stati protagonisti, ma strumenti per indagare ciò che davvero conta: relazioni autentiche, giustizia sociale, equilibrio ambientale.

La tecnologia è solo un mezzo. Il fine siamo noi e il mondo che scegliamo di generare.

E se c’è una bussola che può guidarci in questa traversata, sono le domande, non le certezze. Quelle che sanno aprire possibilità, svelare conflitti, generare visioni.

 

Di seguito, alcuni dei progetti sviluppati durante i due laboratori: sguardi diversi, idee in divenire, tentativi concreti di dare forma al futuro.

Legami spezzati

Teresa, una donna anziana e malata che convive con EmiVa, un robot umanoide progettato per offrire assistenza fisica e supporto emotivo. Il team ha immaginato un futuro intimo e complesso, dove la tecnologia entra nelle case e nelle relazioni, fino a ridefinirne i confini. L’anziana, ex insegnante affetta da una malattia neurodegenerativa, sviluppa con il robot un legame profondo, arrivando a sovrapporlo alla figura della figlia lontana. Lucy, come inizia a chiamarlo, diventa una presenza rassicurante, ma al tempo stesso solleva interrogativi potenti: cosa succede quando una macchina prende il posto di un affetto umano? Dove finisce il sostegno e dove inizia la sostituzione?

Il progetto invita a riflettere sul ruolo dei robot nella cura, e sulla necessità di mantenere una consapevolezza critica per non perdere il senso umano della relazione.

Legami spezzati

Meet Flamingo

Nel futuro immaginato dal team, Flamingo è un robot-assistente che affianca una maestra con disabilità motoria in una Scuola Primaria di Roma nel 2040. Ispirato a un fenicottero, Flamingo è dotato di display touch, sensori, IA e riconoscimento vocale ed emotivo: accompagna le lezioni, coinvolge i bambini con giochi educativi, gestisce la classe e aiuta fisicamente l’insegnante. Il progetto mette in scena un’alleanza tra umano e macchina che apre nuove possibilità di inclusione, ma solleva anche interrogativi cruciali: fino a che punto un robot può sostituire l’autonomia didattica di un docente? I dati raccolti dai bambini possono essere utilizzati in modo etico? E se un giorno la scuola scegliesse di sostituire la maestra con il robot, cosa resterebbe dell’educazione come relazione umana?

Meet Flamingo

N.E.L.O.

Nel 2040, le acque del Lago di Como sono profondamente cambiate: inquinamento, specie invasive, erosione e innalzamento delle temperature ne hanno compromesso l’equilibrio. Beatrice, una giovane biologa di Lenno, decide di agire progettando N.E.L.O. (Navigatore Ecologico del Lago di Origine), un robot sommergibile ispirato al pesce siluro, pensato per studiare, ripulire e ripopolare l’ecosistema. Equipaggiato con sensori ambientali, telecamere intelligenti, bracci meccanici e micro-aspiratori, N.E.L.O. è in grado di raccogliere dati, identificare le specie presenti, rimuovere microplastiche e supportare la biodiversità locale. Ma il progetto solleva anche interrogativi cruciali: affidare la cura dell’ambiente a un robot rischia di allontanare le persone dalla responsabilità ecologica? Cosa accade quando la tecnologia si sostituisce all’impegno umano?

Un’innovazione al servizio della natura che ci ricorda che la tecnologia può essere un alleato prezioso, ma da sola non può salvarci. A farlo, deve essere la nostra scelta di prenderci cura di ciò che ci circonda.

N.E.L.O.

TERRA

I sentieri sopra Como raccontano un paesaggio trasformato: frane frequenti, pini scomparsi, versanti instabili. In questo scenario fragile si muove TERRA – Tecnologia Ecologica per la Rilevazione del Rischio di Assestamento – un robot biomimetico progettato per monitorare il suolo e prevenire disastri geologici. Compatto, rettiliforme e mimetico, TERRA cammina tra radici e rocce, raccoglie dati su fratture e umidità, e invia allerte in tempo reale alle comunità locali. Ma non è solo uno strumento tecnico: educa studenti ed escursionisti, segnala percorsi sicuri e stimola una nuova consapevolezza ambientale. Elia, giovane appassionato di trekking e geologia, lo segue nei suoi percorsi come un custode del territorio, ma anche lui si interroga: quanto possiamo affidarci alle macchine per interpretare la natura? E a quale prezzo ambientale?

TERRA è una visione di futuro che unisce innovazione e responsabilità, ricordandoci che la tecnologia, per essere davvero sostenibile, deve rispettare il territorio che vuole proteggere e le comunità che lo abitano.

TERRA